Il mese di novembre è finito e questa volta mi ha lasciato
veramente a pezzi.
Non so neanche da che parte cominciare per raccontare tutto
quello che mi è successo da quando ho scritto il post precedente.
In pratica l’11novembre sono salita su un vagoncino delle
montagne russe più alte del mondo e non sono ancora sicura di esserne scesa.
Diciamo che se se sono scesa non me ne sono ancora accorta.
Mia madre è stata ricoverata l’11 per una leggera
oppressione al torace. Essendo stata operata tre anni fa per inserimento stent
abbiamo ritenuto opportuno portarla a Pronto Soccorso.
Due giorni di unita di terapia intensiva per diagnosticare
che il cuore funziona benissimo
nonostante un lieve scompenso che è del tutto normale vista l’età.
Durante gli accertamenti in Pronto soccorso, da una lastra
si accorgono di una piccola macchia al polmone.
Caduti tutti dal pero visto che mia madre non ha tosse né altri
sintomi preoccupanti parte la routine degli esami (TAC, Pet e chi più ne ha ne
metta) con le conseguenti attese lunghissime e snervanti.
Mia madre resta ricoverata.
Il 17 novembre arriva un responso dopo la prima Tac toracica
e qui mi è crollato il mondo addosso e la paura N° 1 come figlia cioè quella di
perdere mia madre si è materializzata davanti ai miei occhi.
Un individuo a cui faccio molta fatica ad abbinare il titolo
di Dottoressa nel primo pomeriggio contatta mio fratello dicendo che l’esito
della TAC è molto grave: neoplasia al polmone con metastasi alle ghiandole e
sospetta metastasi ai reni.
Non ha ancora parlato con l’oncologo ma ci assicura che la
diagnosi non sarebbe cambiata per cui avremmo potuto tranquillamente
considerare mia madre terminale e portarla a casa aspettando i primi sintomi.
La telefonata di mio fratello credo che non me la
dimenticherò più fino all’ultimo dei miei giorni.
In un attimo mi sono sentita figlia/bambina piccola e
fragile, sicuramente non preparata a questo, gettata in un baratro di
disperazione.
La cosa che più mi tormentava era come comportarsi con mia
madre: dirle tutto? mettersi una
maschera e far finta di nulla? Per un pomeriggio ho creduto di impazzire e mi
sono resa conto in un attimo di quali sono i veri problemi.
Mi sono chiesta come era possibile vivere questo Natale con
la consapevolezza che sarebbe potuto essere l’ultimo.
Alla sera io e mio fratello ci ritroviamo all’ospedale e
concertiamo un modo per andare avanti ed
affrontare tutto.
Appena entrati in reparto veniamo contattati da un'altra dottoressa
che ci annuncia che l’oncologo ha visionato la TAC e tutto quello che è stato
detto alle 13 è stato contraddetto nel giro di una conversazione durata 5
minuti e poi riconfermata il giorno dopo
dal primario: non esiste metastasi da nessuna parte, la lesione è medio piccola
e in una paziente di 84 anni assolutamente curabile con delle sedute di
radioterapia. Le cure sono consigliabili ma vista l’età non così urgenti.
Questa è stata la prima ripidissima discesa delle montagne
russe. A leggerla così una dovrebbe solo tirare un sospiro di sollievo ed
essere felice ma vi garantisco che non è così semplice risalire dal baratro da
dove quell’essere ci aveva ficcati solo qualche ora prima. Prima di continuare
vi posso assicurare che ho sottolineato in modo molto marcato cosa avevo
vissuto a causa di un componente dell’equipe.
Ripartono altre analisi: Tac al cervello per scongiurare che
ci siano altre forme tumorali (pare che il cervello, in questi casi, sia
collegato al polmone) e PET total body per scongiurare qualsiasi tipo di
metastasi sfuggita alla Tac.
Altri giorni di attesa e alla fine tutte le analisi sono
negative.
Mia madre esce Giovedì, felice e contenta di ritornare a
casa.
A lei abbiamo detto la verità (ovviamente evitando la
diagnosi della microcefalo) e lei sembra averla presa bene. Sembra forse!
Il venerdì successivo stavo per scrivere un post di questa
avventura quando mio fratello mi chiama e mi dice che la mamma non sta bene. Fa
fatica a respirare, ha dolori dappertutto, mal di schiena, mal di stomaco ecc
ecc.
Chiamiamo la guardia medica che non riscontra nessun
parametro sballato, andiamo al 118 perché mia madre era completamente andata
fuori di testa e andiamo per la seconda volt a in Pronto Soccorso.
Qui un medico ci chiede se abbiamo dato a mia madre il
Lexotan serale.
Seconda caduta dal pero! Il Lexotan serale??????
Premetto che all’atto delle dimissioni (ad opera sempre della microcefalo) ci hanno
riconfermato la terapia delle medicine che segue normalmente cambiando solo un
farmaco per la pressione (più leggero) di cui ci hanno fornito la ricetta.
All’essere troglodita travestito da dottoressa è
sfuggito di farci notare che nella
terapia delle dimissioni era stato indicato che ogni sera mia madre (così come
tutti gli altri pazienti) veniva somministrato
il Lexotan come ansiolitico (20 gocce) ma pensando che nel frigo insieme
al latte teniamo abitualmente anche gli
ansiolitici si è guardata bene dal farci la ricetta.
Morale: noi abbiamo tolto di botto il Lexotan e mia madre ha
avuto una crisi d’ansia perché anche al Pronto Soccorso non hanno trovato
assolutamente nulla. Credo che ad oggi mia madre sia perfettamente analizzata e
visitata nonché rivoltata come un calzino.
Ora mia madre non ha mai fatto uso di ansiolitici per cui
ora stiamo valutando con il medico di base
come abbassare la dose gradualmente per non incorrere in altri attacchi
di panico.
In tutto questo ho saltato il passaggio che nella prima
dimissione dall’ospedale le hanno dimenticato l’ambaradan dell’ago nel braccio
tenuto per tutto il periodo e che il
nostro medico curante, alla richiesta di uscire per toglierlo ci ha risposto
che la difficoltà è nel mettere l’ago, non nel tirarlo via.
Peccato che mia madre ha fatto uso di anticoagulanti e
quando finalmente si è deciso ad uscire ha avuto difficoltà lui a toglierlo.
Tutto questo per dire che la mia fiducia verso il personale
sanitario, già bassa alla partenza, ha avuto un vero e proprio collasso e temo
che non si riprenderà molto facilmente.
Per quanto mi riguarda sono quasi tre settimane che vivo in
un costante clima di tensione, stomaco bloccato, fame scomparsa, botte ai nervi
ogni volta che suona il telefono.
Ieri sera, dopo l’ultimo tentativo di toglerle il Lexotan
(veramente l’ultimo fino a quando ci diranno come toglierlo gradualmente) ha
iniziato a sentire una leggera oppressione al petto. Razionalmente ci siamo
detto che dopo enne elettrocardiogrammi non poteva essere il cuore. 20 goccine
di ansiolitico e si è ripresa subito nel giro di un quarto d’ora.
Ecco queste sono state le mie ultime tre settimane.
L’altalena di emozioni da figlia è difficile da scrivere e
non è stato per niente semplice viverle, però c’è sempre una piccola Pollyanna
(ve la ricordate?) che si agita dentro di me e che deve trovare il lato
positivo a tutte le sfighe, vediamo un po’:
Il rapporto con mio fratello si è aperto improvvisamente. Lui
è un po’ orso e non c’è mai stato un grande dialogo fra noi due ma, in questi
casi di emergenza, siamo una macchina da
guerra perfetta anche perché siamo consapevoli che reciprocamente possiamo
chiedere qualsiasi cosa all’altro e la otteniamo senza timore e senza
tentennamenti
Gli voglio un mondo di bene a mio fratello e il pomeriggio
in cui siamo scivolati insieme nel baratro della disperazione, anche se eravamo
due adulti che si confrontavano io ho visto anche due bambini che si tenevano
per mano e si dicevano “io per te ci sono sempre”
Mia madre è una colonna per noi anche se siamo il doppio di
lei. Sono così felice ora di averla ancora tra di noi, anche se a volte mi fa
incazzare la sua difficoltà nel reagire.
Apparente difficoltà perché lei fa parte di una generazione
che non ha nulla a che vedere con noi in quanto a forza e a resilienza. Ha la
forza della semplicità che alla lunga è la più tosta.
Ultimo lato positivo: cavoli ho perso 5 kg in tre
settimane!!! Non si era mai visto!
Questa è la mia situazione ad oggi…..siamo in WORK IN PROGRESS!