martedì 9 luglio 2013

Un peso

Ieri ho accompagnato mia figlia alla partenza per la colonia.
Ieri ho salutato una bambina felice come non mai per la possibilità di passare due settimane al mare con tre delle sue compagne di classe.
Ieri è iniziato il mio periodo, che durerà circa un mese, in cui ritorno con i ritmi e i tempi da single.
Tempi e ritmi che non ho mai dimenticato avendo trascorso buona parte della mia vita in questa condizione.
Quest’anno però mi sento diversa dal solito.
Sento sempre una sensazione strisciante di ansia e preoccupazione che temo mi possa avvelenare questo periodo.

Cerco di andare un po’ in profondità per capire ma non è cosa così semplice.
Ci sono momenti che mi sembra di non essere più così in contatto con me stessa, soprattutto nei momenti di forte stress come è stato questo periodo.

Sicuramente, rispetto agli anni scorsi sono molto più affaticata visto che non ho fatto la solita settimana di ferie a giugno e questo, per come mi conosco, è deleterio per me, è come avere  una lente scura davanti agli occhi: vedo tutto nero.

Un'altra cosa di cui  risento fortemente in questo periodo, è  il  post-infarto di mia madre.
Dopo l’ansia dei giorni immediatamente dopo l’operazione e la degenza ora sento che l’adrenalina è scesa e dentro sento una sottile paura, che qualcosa da un momento all’altro possa accadere e mi possa sconvolgere tutti gli equilibri.

Perché è così che mi sono sentita appena mi hanno chiamato in ospedale, dicendomi che stavano operando mia madre per una cosa molto grave. D’un tratto tutto sarebbe potuto cambiare, d’un tratto avrei potuto perdere mia madre e avrei dovuto affrontare una nuova vita, con nuovi impegni.

Ora dentro di me si affacciano varie emozioni:

. il sollievo perché tutto si è risolto al meglio
. l’ansia che possa succedere ancora qualcosa
. l’impotenza di riuscire ad avere un rapporto più intenso con mia madre nonostante abbia rischiato di perderla.

Ecco, è incredibile, ma i due punti negativi sono quelli che mi riempiono in questo momento, ma mentre il secondo lo lego all’imprevedibile, il terzo punto mi crea sensi di colpa giganteschi.

In questo momento all’incapacità di avere un rapporto disteso con lei, si aggiunge la paura/rabbia di vederla invecchiare. E’ una cosa che faccio fatica ad accettare.
Tantissime volte mi ritrovo a pensare a mia madre  immaginandomela come quando ero giovane e poi la vado a trovare e vedo un anziana signora, un po’ affaticata dai suoi acciacchi alle ginocchia e anche un po’ depressa e mi si stringe il cuore.

Dentro di me vorrei poterla aiutare, farle capire che può dare ancora qualcosa anche se fa fatica a camminare, che è ancora molto importante sia per me che per mio fratello, che è una persona a cui vogliamo un infinito di bene  perché ci è stata accanto in molti momenti della nostra vita, silenziosa e riservata come è nel suo carattere.

E invece tutto ciò esce in un modo strano, mi sento scostante, poco incline all’ascolto, cerco di minimizzare i suoi problemi forse per sollevarla ma temo, soprattutto, per una mia paura infantile di vedere la mia mamma che sta invecchiando e diventa sempre più fragile.
Mio fratello è sicuramente più presente, più costruttivo, più fattivo.

Io, mi sento immensamente piccola e immobile.

Poi a tutto questo si aggiunge anche qualche senso di colpa che sento nei confronti di mia figlia, perché tutti questi accumuli mi rendono nervosa nei suoi confronti, perché quando è partita una parte di me non vedeva l’ora che questo accadesse per poter riposare un po’ la testa, perché poi ieri sera quando sono tornata a casa e non l’ho vista mi sono sentita immediatamente triste.

Avrei voluto chiederle scusa di quest’ultimo periodo, e nulla mi toglie dalla mente, che le scuse oltre a lei dovrei rivolgerle soprattutto a quella “mia bambina” con cui io non riesco a fare pace, con cui non riesco a prendermi cura e che lascio sempre da sola ad affrontare cose più grandi di lei.

Inizio a pensare che non sia un caso che molte persone mi chiamino con il nome di mia figlia (anche quelle che non la conoscono) ed è ancora meno un caso che, spesso, quando penso tra me e me mi chiamo molto spesso con il nome di mia figlia.

Mi ricordo che durante l’analisi spesso il mio terapista mi chiamava con quel nome e io pensavo che si sbagliasse, poi un giorno come risposta alla mia protesta mi disse se pensavo veramente che lui si sbagliasse sempre. Mi disse che la mia bambina interiore cercava spesso di uscire e di farsi sentire ma che facevo di tutto per nasconderla.

Vorrei tanto prendere la mia bimba per mano, capirla, confortarla, farla ridere e divertire gioiosa.
Ho come l’impressione che il giorno in cui ci riuscirò, questa corazza di grasso che mi porto addosso si scioglierà.

Poco fa una mia amica mi ha chiesto se per il mio compleanno poteva regalarmi un mini corso di scrittura creativa . Lei sostiene che scrivere è una cosa che mi riesce bene e potrebbe divertirmi una cosa di questo genere.

Mi sono subito defilata dicendo che non posso organizzare cose in un futuro che non so come sarà, ho pensato poi che non potrei mai farcela (e vabbè allora?), e a che cosa potrebbe mai servirmi.

Ho pensato  tutte queste cose e mentre lo facevo capivo che stavo già cadendo nella solita trappola.

Quanto è faticoso vivere con leggerezza……temo che non ne sarò mai capace.


giovedì 4 luglio 2013

Il blog

Oggi sul Corriere on line mi è capitato di leggere una notizia che riguardava Silvia, l’ultima e una delle tante vittime di una violenza di una parte di uomini che non si rassegna al fatto che ci si può anche lasciare, civilmente, educatamente e ricordandosi il rispetto e l’amore che si è provato reciprocamente…..ma poi di quale amore si parla in questi casi?

Silvia era una blogger.

Aveva un blog dove poteva scrivere le sue emozioni e le sue paure, liberamente, senza essere spiata dal mostro.

Ho letto alcune pagine mentre stavo prendendo il primo caffè della giornata, e mi sono salite le lacrime agli occhi e lo stomaco si è chiuso.

Bellissime pagine che scavavano nel suo profondo.

Purtroppo scrivere non le ha salvato la vita, forse avrebbe dovuto fare altro, forse non ha potuto fare altrimenti, ma il pensiero che il suo blog le abbia regalato pochi attimi di libertà mi commuove.

In un blog puoi scrivere tutto quello che ti sfiora la mente ed il cuore e condividerlo con persone che non conosci ma che in qualche modo riesci a far vibrare all’unisono.

Il mio blog è segreto, nessuno di quelli che conosco possiede l’indirizzo, è tale rimarrà per sempre.