martedì 1 dicembre 2015

Novembre è finito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Il mese di novembre è finito e questa volta mi ha lasciato veramente a pezzi.
Non so neanche da che parte cominciare per raccontare tutto quello che mi è successo da quando ho scritto il post precedente.
In pratica l’11novembre sono salita su un vagoncino delle montagne russe più alte del mondo e non sono ancora sicura di esserne scesa. Diciamo che se se sono scesa non me ne sono ancora accorta.
Mia madre è stata ricoverata l’11 per una leggera oppressione al torace. Essendo stata operata tre anni fa per inserimento stent abbiamo ritenuto opportuno portarla a Pronto Soccorso.
Due giorni di unita di terapia intensiva per diagnosticare che il  cuore funziona benissimo nonostante un lieve scompenso che è del tutto normale vista l’età.
Durante gli accertamenti in Pronto soccorso, da una lastra si accorgono di una piccola macchia al polmone.
Caduti tutti dal pero visto che mia madre non ha tosse né altri sintomi preoccupanti parte la routine degli esami (TAC, Pet e chi più ne ha ne metta) con le conseguenti attese lunghissime e snervanti.
Mia madre resta ricoverata.
Il 17 novembre arriva un responso dopo la prima Tac toracica e qui mi è crollato il mondo addosso e la paura N° 1 come figlia cioè quella di perdere mia madre si è materializzata davanti ai miei occhi.
Un individuo a cui faccio molta fatica ad abbinare il titolo di Dottoressa nel primo pomeriggio contatta mio fratello dicendo che l’esito della TAC è molto grave: neoplasia al polmone con metastasi alle ghiandole e sospetta metastasi ai reni.
Non ha ancora parlato con l’oncologo ma ci assicura che la diagnosi non sarebbe cambiata per cui avremmo potuto tranquillamente considerare mia madre terminale e portarla a casa aspettando i primi sintomi.
La telefonata di mio fratello credo che non me la dimenticherò più fino all’ultimo dei miei giorni.
In un attimo mi sono sentita figlia/bambina piccola e fragile, sicuramente non preparata a questo, gettata in un baratro di disperazione.
La cosa che più mi tormentava era come comportarsi con mia madre: dirle tutto?   mettersi una maschera e far finta di nulla? Per un pomeriggio ho creduto di impazzire e mi sono resa conto in un attimo di quali sono i veri problemi.
Mi sono chiesta come era possibile vivere questo Natale con la consapevolezza che sarebbe potuto essere l’ultimo.
Alla sera io e mio fratello ci ritroviamo all’ospedale e concertiamo un  modo per andare avanti ed affrontare tutto.
Appena entrati in reparto veniamo contattati da un'altra dottoressa che ci annuncia che l’oncologo ha visionato la TAC e tutto quello che è stato detto alle 13 è stato contraddetto nel giro di una conversazione durata 5 minuti e poi riconfermata il giorno  dopo dal primario: non esiste metastasi da nessuna parte, la lesione è medio piccola e in una paziente di 84 anni assolutamente curabile con delle sedute di radioterapia. Le cure sono consigliabili ma vista l’età non così urgenti.
Questa è stata la prima ripidissima discesa delle montagne russe. A leggerla così una dovrebbe solo tirare un sospiro di sollievo ed essere felice ma vi garantisco che non è così semplice risalire dal baratro da dove quell’essere ci aveva ficcati solo qualche ora prima. Prima di continuare vi posso assicurare che ho sottolineato in modo molto marcato cosa avevo vissuto a causa di un componente dell’equipe.
Ripartono altre analisi: Tac al cervello per scongiurare che ci siano altre forme tumorali (pare che il cervello, in questi casi, sia collegato al polmone) e PET total body per scongiurare qualsiasi tipo di metastasi sfuggita alla Tac.
Altri giorni di attesa e alla fine tutte le analisi sono negative.
Mia madre esce Giovedì, felice e contenta di ritornare a casa.
A lei abbiamo detto la verità (ovviamente evitando la diagnosi della microcefalo) e lei sembra averla presa bene. Sembra forse!
Il venerdì successivo stavo per scrivere un post di questa avventura quando mio fratello mi chiama e mi dice che la mamma non sta bene. Fa fatica a respirare, ha dolori dappertutto, mal di schiena, mal di stomaco ecc ecc.
Chiamiamo la guardia medica che non riscontra nessun parametro sballato, andiamo al 118 perché mia madre era completamente andata fuori di testa e andiamo per la seconda volt a in Pronto Soccorso.
Qui un medico ci chiede se abbiamo dato a mia madre il Lexotan serale.
Seconda caduta dal pero! Il Lexotan serale??????
Premetto che all’atto delle dimissioni  (ad opera sempre della microcefalo) ci hanno riconfermato la terapia delle medicine che segue normalmente cambiando solo un farmaco per la pressione (più leggero) di cui ci hanno fornito la ricetta.
All’essere troglodita travestito da dottoressa è sfuggito  di farci notare che nella terapia delle dimissioni era stato indicato che ogni sera mia madre (così come tutti gli altri pazienti) veniva somministrato  il Lexotan come ansiolitico (20 gocce) ma pensando che nel frigo insieme al latte teniamo  abitualmente anche gli ansiolitici si è guardata bene dal farci la ricetta.
Morale: noi abbiamo tolto di botto il Lexotan e mia madre ha avuto una crisi d’ansia perché anche al Pronto Soccorso non hanno trovato assolutamente nulla. Credo che ad oggi mia madre sia perfettamente analizzata e visitata nonché rivoltata come un calzino.
Ora mia madre non ha mai fatto uso di ansiolitici per cui ora stiamo valutando con il medico di base  come abbassare la dose gradualmente per non incorrere in altri attacchi di panico.
In tutto questo ho saltato il passaggio che nella prima dimissione dall’ospedale le hanno dimenticato l’ambaradan dell’ago nel braccio tenuto per tutto  il periodo e che il nostro medico curante, alla richiesta di uscire per toglierlo ci ha risposto che la difficoltà è nel mettere l’ago, non nel tirarlo via.
Peccato che mia madre ha fatto uso di anticoagulanti e quando finalmente si è deciso ad uscire ha avuto difficoltà lui a toglierlo.
Tutto questo per dire che la mia fiducia verso il personale sanitario, già bassa alla partenza, ha avuto un vero e proprio collasso e temo che non si riprenderà molto facilmente.
Per quanto mi riguarda sono quasi tre settimane che vivo in un costante clima di tensione, stomaco bloccato, fame scomparsa, botte ai nervi ogni volta che suona il telefono.
Ieri sera, dopo l’ultimo tentativo di toglerle il Lexotan (veramente l’ultimo fino a quando ci diranno come toglierlo gradualmente) ha iniziato a sentire una leggera oppressione al petto. Razionalmente ci siamo detto che dopo enne elettrocardiogrammi non poteva essere il cuore. 20 goccine di ansiolitico e si è ripresa subito nel giro di un quarto d’ora.
Ecco queste sono state le mie ultime tre settimane.
L’altalena di emozioni da figlia è difficile da scrivere e non è stato per niente semplice viverle, però c’è sempre una piccola Pollyanna (ve la ricordate?) che si agita dentro di me e che deve trovare il lato positivo a tutte le sfighe, vediamo un po’:
Il rapporto con mio fratello si è aperto improvvisamente. Lui è un po’ orso e non c’è mai stato un grande dialogo fra noi due ma, in questi casi di emergenza,  siamo una macchina da guerra perfetta anche perché siamo consapevoli che reciprocamente possiamo chiedere qualsiasi cosa all’altro e la otteniamo senza timore e senza tentennamenti
Gli voglio un mondo di bene a mio fratello e il pomeriggio in cui siamo scivolati insieme nel baratro della disperazione, anche se eravamo due adulti che si confrontavano io ho visto anche due bambini che si tenevano per mano e si dicevano “io per te ci sono sempre”
Mia madre è una colonna per noi anche se siamo il doppio di lei. Sono così felice ora di averla ancora tra di noi, anche se a volte mi fa incazzare la sua difficoltà nel reagire.
Apparente difficoltà perché lei fa parte di una generazione che non ha nulla a che vedere con noi in quanto a forza e a resilienza. Ha la forza della semplicità che alla lunga è la più tosta.
Ultimo lato positivo: cavoli ho perso 5 kg in tre settimane!!! Non si era mai visto!

Questa è la mia situazione ad oggi…..siamo in  WORK IN PROGRESS!

mercoledì 11 novembre 2015

Bruttissima giornata

11 novembre 1978
Vidi mio padre per l'ultima volta

11 novembre 2015
Mia madre è ricoverata per una leggera ischemia e questo sarebbe niente. Durante gli esami hanno scoperto una piccola macchiolina sul polmone

Si attende esito Tac

L'11 novembre è decisamente una giornata orribile per non dire peggio

Vado a dormire.....se ci riesco!



martedì 10 novembre 2015

Essere o non essere



Da un po’ di giorni mi chiedo se la mia vera indole sia quella di vivere da sola oppure in mezzo alle persone.

Durante la settimana  le mie giornate sono piuttosto intense e piene di persone intorno a me al lavoro.

Peraltro nel mio posto di lavoro ci sono un paio di persone che conosco da molto tempo ed è nata una bella amicizia con frequentazione anche fuori dal lavoro, per cui unisco l’utile al dilettevole.

Poi esco di corsa e mi precipito a casa perché c’è mia figlia che magari, quando non ha impegni pomeridiani, e da un po’ che aspetta il mio rientro (almeno per ora). E la cosa non mi dà fastidio, anzi. Mi piace rientrare, prepararle una buona cena, sentire  com’è andata la giornata nei particolari (per quanto riguarda la scuola vengo aggiornata telefonicamente appena esce) oppure semplicemente stare con lei a fianco guardando un film o qualche altro programma di comune interesse.

Poi man mano che arriva il venerdì sento il bisogno di staccare e di restare un po’ per conto mio  (mia figlia è spesso con il padre nel week end)  e fantastico con la  testa sulle cose che potrei fare, dalle più semplici,come andare al cinema o farmi una passeggiata o nuotata, a quelle in cui si richiede un po’ più di organizzazione, come un viaggetto in un'altra città per una mostra o per incontrare amicizie che non vedo mai quotidianamente.

Mi piace pensare a questi programmi e sento che  sono cose che, al solo pensiero,  mi rendono serena, mi fanno arrivare virtualmente linfa vitale.

Poi arriva il week end e SBAM!  mi siedo psicologicamente e fisicamente e di questa cosa ne soffro.

In prima battuta vengo sommersa dalle commissioni che vengono relegate nel fine settimana come spesa, lavatrici, stiraggio (sempre di meno perché lo odio)  ma alla fine non faccio nulla che realmente mi faccia stare bene e mi faccia rilassare.

Poi il Lunedì successivo quando riprendo l’altra quotidianità per almeno l’intera   mattinata mi sento di cattivo umore per non essere riuscita a combinare nulla.

Questa spaccatura tra il pensato ed il vissuto  mi sta facendo riflettere molto e mi sono anche chiesta questa apatia da dove esce.

Normalmente  quando sono in coppia riesco ad essere molto più vitale  e mi lascio coinvolgere in nuove iniziative. Divento io stessa più coinvolgente.

Però c’è un però: è da un po’ che non vivo in coppia e non ho nemmeno una grande spinta a trovare un compagno di vita in questo momento.

Troppe delusioni, troppe ferite e troppe paure di essere ancora ferita mi bloccano e soprattutto non mi fanno guardare in giro.

Spesso ho pensato e ne sono anche fermamente convinta che tutte quelle delusioni, ferite e paure me le ritrovo sui fianchi, sul sedere e sulle cosce: hanno creato una bella corazza di impenetrabilità e, perché no, anche di un potenziale allarme per chi tenta di avvicinarmi : ATTENZIONE, ATTENZIONE lasciatemi in pace perché non ne vale nemmeno la pena, come vedete sono così poco desiderabile.

Questa è una convinzione fortissima dentro di me.

Ho pensato di frequentare maggiormente le amiche ma anche quando sono cercata, le evito come se rinchiudermi nella casetta mi faccia stare protetta  dai pericoli e dalle insidie, rendendomi conto perfettamente che in questo modo non sto vivendo.

E’ depressione? Please ditemi no!

Mi chiedo se sia meglio rompere questo circolo vizioso modificando la realtà esteriore  oppure aspettare che qualcosa cambi dentro per poi cambiare il fuori.

Non so se sono stata molto chiara ma non ho voglia di credere di essere entrata in un tunnel di tristezza e svogliatezza da cui è impossibile uscirne da soli.

Voglio pensare di potercela fare da sola.

Se rileggo questo post mi sembra di avere a che fare con una donna in piedi su un davanzale al decimo piano ma credetemi sono abbastanza serena  e lucida oggi.

Tutto questo ragionamento è scaturito  leggendo le imprese di due mie amiche che sono andate a vivere in un eco villaggio, una comune costituita da una decina di persone che vivono insieme tutti i giorni , tutte le ore e tutti  i minuti, costruendo un progetto, confrontandosi quotidianamente e con grande apertura verso chi li avvicina dall’esterno.

E’ una situazione che mi rende bipolare: nello stesso tempo mi esalta e mi atterrisce.

Magari prossimamente mi organizzo un piccolo viaggetto  per andarle a trovare.

mercoledì 4 novembre 2015

Scommettiamo?


Ci sono giorni in cui  mi vedo, nel lontano futuro, una vecchietta acida e insofferente   brandire a mo'  di arma un bastone; già nel presente ho un animo  fatto di yoghurt che si sta lentamente ma inesorabilmente impossessando di me.
Solo oggi ho collezionato una serie di  insofferenze verso gli egoisti, i buonisti, e gli  ipocriti che non si sopportano a vicenda ma si riempiono di sorrisi  fasulli perché le circostanze lo  richiedono.

L’unica cosa che riesco a fare è quello di controllare degli impetuosi VAFFANCULO che uscirebbero dalle mie labbra.
Purtroppo ho anche questo problema che posso essere una maschera impenetrabile ma se qualcuno mi sta sulle palle si capisce immediatamente, e non perché io sia una persona particolarmente  limpida e trasparente,  ma proprio perché diventa  una questione di vita e di morte dimostrare la mia insofferenza.

Eh beh nessuno è perfetto!
L’ultima incazzatura  in ordine di apparizione è stata quella di sentirmi chiedere da una collega se i sindacati possono fare qualcosa sul cambio degli orari d’ufficio in modo da poter uscire prima alla sera.

Tutto normale se non che:

  • La collega in questione è un egoista esagerata che pensa al suo tornaconto sempre e comunque. Mai una  volta si è mostrata solidale verso la richiesta di altre colleghe con problematiche diverse dalla sua.

  • Su  60 persone in ufficio solo in 4 andiamo alle riunioni sindacali perché tutti gli altri si chiudono in ufficio a quattro mandate per non essere visti nei dintorni della riunione sindacale

  • La collega in questione è decisamente la più attenta a non farsi notare in zona riunione sindacale

  • I sindacati mi hanno chiesto più volte  di propormi alle votazioni come rappresentante. Ho declinato perché rappresentare i conigli non è il mio forte. Fforse semplicemente ho un animo battagliero ma non così da portare avanti lotte sindacali

Mentre l'individuo di cui sopra  stava seducendo un altra collega che la stava guardando adorante e speranzosa,  mi sono limitata a suggerire, senza sorriso sulle labbra, di partecipare alle riunioni se si vogliono portare avanti delle richieste per tutti. Poi ho abbassato la testa e sono andata avanti a lavorare.

A questo punto si aprono le scommesse:  per quanto mi riguarda sono matematicamente certa che la collega in questione riuscirà nello scopo....… ma solo per se stessa!

Invito  quelli a cui piace il rischio  a scommettere cospicue somme.

lunedì 2 novembre 2015

Aaaahhhhhhh è tornato Novembre!

Torno in sordina perché ieri è iniziato il mese per me più difficile.
Le cose più terribili e nefaste mi sono accadute in questo mese.
Prima fra tutte la morte di mio padre quando avevo 16 anni: e già questa da sola basterebbe per farmi odiare questo mese.
Inizia un periodo in cui io resto quasi in apnea  sperando che scivoli via velocemente, e manco farlo apposta Ottobre è durato un nano secondo mentre questo mese durerà un semestre.

Never mind!

Manco decisamente da un bel pezzo e continua a sollazzarmi l’idea di chiudere questo blog e magari riaprirne un altro: poi mi blocco perché la trovo una cosa senza senso, come scappare da un vissuto: è una cosa piuttosto inutile.
Decisamente sono diventata pigra a scrivere e sono piuttosto sonnecchiosa con la mente.
Ho idee e opinioni su tutto quello che mi succede intorno, divento piuttosto battagliera in alcune lotte che devo affrontare nella mia vita ma poi quando si tratta di scriverne mi fermo perché mi sembra sempre di dover fare troppi preamboli e infinite premesse.
Mi piacerebbe dare un taglio a questo blog legandolo ad un progetto  o ad un interesse (cucina, pensieri sulla dieta, cambio di stile di vita, meditazione, lavori a maglia ecc) ma poi divento apatica e tutto si addormenta.
Vedo che qualcuno scuote la testa vedendoci un po’ di depressione: ci sono giorno che nego fino alla morte di averla altri che qualche sospetto viene pure a me.
E’ indubbio che un po’ di energia mi manchi e invece le cose  da affrontare sono tantissime. Talmente tante da avere qualche problema ad assegnare le priorità.
Sicuramente una priorità in questi mesi è cercare di capire che indirizzo dare alla “pargoletta” una volta finite le medie.
Il mio pessimismo cosmico mi fa dubitare che lei possa passare l'esame di terza media ma cerco di non dare troppo peso ai miei biechi pensieri e mi proietto al futuro.

Liceo? Quale tipo di liceo? Istituto  tecnico? Qualche corso che ne so di intagliatrice del legno?

Gli insegnanti consigliano di parlare con i figli ma a volte mi chiedo se gli insegnanti sono esseri che si riproducono.
Fortunatamente parlando con gli altri genitori il problema si ridimensiona, più che altro perché ti rendi conto che sono tutti uguali: a 13 anni non hanno minimamente l’idea di cosa fare nella propria vita o meglio hanno troppe idee che cambiano ogni 2/3 giorni.
Mia figlia finora è passata da istruttrice di equitazione, veterinaria, pasticcera, maestra, però forse le lingue mi possono servire, ma il classico non c’è troppo da studiare?   E così via in un turbinio di professioni e tentativi di studiare poco.
Che fatica!

Nei prossimi week end partirà il tour degli open day: l’unica certezza è quella di non sfiorare minimamente lo scientifico.


Mia figlia e la matematica sono due binari che non si incroceranno MAI!

P.S.  Beh questo nuovo sfondo così carico di libri non mi dispiace affatto

mercoledì 27 maggio 2015

Il senso di fallimento


In questo momento sono in ufficio immersa in un oasi di tranquillità.
Non accade mai.
Tre quarti dell’Azienda si è trasferita al Festival del Fitness di Rimini e l’altro quarto sta lavorando con tranquillità e serenità su tutto il resto perché si sa che il fatturato non lo tiri su solo in Romagna.
Io con il mio fianco svettante sono tra quelle che non sono degne di stare allo stand, l’immagine aziendale ne sarebbe compromessa.
Da quando ho preso consapevolezza di questo aspetto, tante cose di cui non riuscivo a darmi una spiegazione si stanno mettendo nell’ordine giusto.
Stamattina in autobus stavo parlando con una persona che lavora nel palazzo ma in un'altra azienda, di questo aspetto per cui a chi corre (non sul lavoro come me ma con le scarpette da jogging) viene concesso molto più tempo in pausa e viene comunque considerato.
Lei allibita mi guarda e candidamente mi dice “ma allora tu non hai possibilità?”
Si, direi che prima della mia presa di coscienza l’avrei guardata con astio per questa battuta, ora invece mi compiaccio semplicemente della sua perspicacia e mi basta sapere che se perdo un quarto di me posso diventare tranquillamente “la più brava della classe”
Ok ok torno a pensare che devo farlo per la mia salute.
Sto cercando di tenere un minimo di ordine alimentare nella mia giornata, provo a non mangiare fuori pasto e a non pasticciare. D’altro canto il fuori pasto è quello che mi frega principalmente perché anni di diete mi hanno portato  a preparare, in modo totalmente naturale, dei pranzi bilanciati.
Nel fuori pasto la mia fantasia  raggiunge dei livelli altissimi.
In questi giorni sto cercando di capire anche qual è lo stato d’animo che mi fa scivolare nella ricerca del cibo senza freni e senza pensieri.
C’è chi mangia per tristezza o  per nervosismo o per riempire un vuoto oppure per noia: ecco io mangio per tutti questi motivi insieme e lo faccio pure come premio per quando sono felice, soddisfatta oppure sono riuscita a fare qualcosa di veramente gratificante per me.
Insomma per me il cibo è conforto, premio e godimento.
Tutto questo complica la mia giornata: soffro di una forma di amnesia dietetica.
Io mi alzo al mattino consapevole che sono a dieta, va tutto bene fino a circa alle 18, esco dall’ufficio  e … puff….. amnesia….. mi dimentico tutto.
Dovrei girare con una di quelle scritte lampeggianti al neon  davanti agli occhi: SONO A DIETA!
Alla sera sento proprio il bisogno di lasciarmi andare e non pensare a quello che mangio.
Mi chiedo se in questa fase devo continuare ad ascoltarmi e  fare da sola oppure  devo decidermi a  chiedere aiuto a qualcuno.
Sento il fallimento come una presenza continua e costante che mi accompagna che sia sola o accudita.
In Azienda abbiamo una nutrizionista che si occupa di fare incontri con le persone per insegnare a mangiare meglio e li segue nel percorso. E’ una persona veramente seria, carina, preparata  e molto disponibile.
Spesso ci fermiamo a chiacchierare ma io non ho mai sfiorato con lei l’argomento dieta.
Ultimamente la incontro e da dentro sento una vocina che mi dice “dai parlale, dille che hai bisogno di lei, dille che hai bisogno di un controllo perché da sola non riesci”.
E poi rinuncio.
Perché forse la lego all’Azienda e un po’ questa cosa mi dà fastidio
Perché mi vergogno di pesarmi davanti a lei
Perché ……ho paura del solito fallimento e di doverlo ammettere.
E’ una strada in salita, moooolto in salita!

martedì 12 maggio 2015

Ieri era l'11 maggio 2015


Ora, non vorrei dire, ma questa cosa che andrò a scrivere l’avrà accennata minimo minimo 20 volte se calcolo il tempo che ho un blog (dai tempi dell’indimenticato splinder).

Voglio perdere peso.

No, calma, voglio ribadire a me stessa questo concetto: non lo sto facendo per fare carriera sul lavoro, lo faccio per me perché, passata la boa dei cinquant’anni, la salute quando non la curi non è più semplicemente una parola astratta ma un qualcosa di molto tangibile che non ti fa stare bene.

Ieri stavo rileggendo questo post di Panzallaria e mai come prima ho capito il colloquio con la sua anima nera.
La mia anima nera ha fatto capolino nel post in cui parlavo del lavoro.
Eccola lì, è uscita e ha messo davanti gli scudi della ribellione e del sottrarsi a qualsiasi ricatto lavorativo che vuole che con i miei kili in eccesso io non debba essere trattata come, anzi meglio, di tutti gli altri.
Io sono così e se mi accettano bene, altrimenti se ne vadano a quel paese.
La mia anima nera e ribelle che si ferma a  queste cose e non vede che lentamente mi sto suicidando, perché ogni chilo in più è un gradino verso l’annientamento di me  stessa fisico e psicologico.
E allora devo imparare a prenderla per mano e a farle capire che così non si può assolutamente andare  avanti, perché ci sono delle priorità da affrontare e tra queste priorità c’è la mia voglia di sentirmi bene come me stessa, di  ritrovare il piacere di muovermi (sono stata una camminatrice molto forte ma ultimamente faccio fatica) e perché no, aldilà della salute che è importantissima, il piacere di guardarmi allo specchio con serenità.

Ecco quest’ultima è una cosa che faccio fatica a fare ultimamente, molta.

Passo davanti agli specchi senza soffermarmi, e se lo faccio ci investo pochissimi secondi perché quello che vedo non mi piace per niente.

Ogni volta che mi incontro, sento una sorta di tristezza che mi pervade e quella tristezza la vedo anche negli occhi, persi in quel viso che non è più il mio.

Non posso accettare di essere così feroce con me stessa.

Questo sottrarmi allo specchio mi dà una percezione di me stessa completamente sbagliata.

Il mio corpo ed il mio viso li “sento”  come erano prima di ridurmi così.

Poi  uno specchio all’improvviso ti ritorna un immagine che non riconosci.

Poi una serata  fantastica come  venerdì sera, per festeggiare una amica che sta dando una svolta alla sua vita, viene immortalata in alcune foto e guardandomi  l’impatto è duro, anzi durissimo.

Allora comprendo che la svolta la devo fare pure io e che non c’è più tempo da perdere o altri post da scrivere inutilmente.
Ieri era l’11 maggio e da questa data parte il mio percorso per ritrovare quella parte di me che sento ogni giorno ma che non riesco più a vedere.

giovedì 7 maggio 2015

Stati d'animo


Mi prendo una mezz’oretta per scrivere uno stato d’animo

Oggi sono in ufficio, sempre presa tra mille cose che sto seguendo.

Siamo in pochi oggi in ufficio perché c’è un evento importante (la presentazione di un libro) a cui sono state invitati clienti e anche interni.

Nonostante passino gli anni e dovrei smetterla di farmi certe domande, chissà perché mi sovviene sempre un quesito: ma con quale criterio scelgono le persone da invitare agli eventi?

Mi guardo intorno in ufficio per vedere chi è rimasto e ci capisco ancora meno.

Faccio sempre un po’ fatica a lodarmi ma sul lavoro non ho dubbi: sono brava e il mio lavoro lo so fare molto bene.

Nel mio lavoro devo occuparmi di tante cose, di progetti da seguire, e di fare un lavoro di controllo di gestione su un conto piuttosto importante dove l’importo totale sfiora i 7 milioni di Euro.

Sono precisa, autonoma, arrivo sulle cose  prima dei miei capi per cui risulto essere l’assistente a cui non devi chiedere di fare le cose perché c’ho già pensato da sola.

Una delle mie mansioni è sanare eventuali contestazioni con i fornitori e devo dire che di soldi a questa Aziende ne ho fatti entrare, perché senza andare a fondo con certe contestazioni rischi di perdere denaro senza manco accorgermene.

Evidentemente non è abbastanza per essere invitata ad un evento come quello di oggi.

Faccio sempre la dura dicendomi che preferisco stare qui a risolvere  e  a mandare avanti le cose ma, indubbiamente qualcosa  mi sta rodendo dentro.

Nonostante io abbia sempre lavorato con la testa ho faticato tantissimo per farmi riconoscere il mio ruolo.

Dopo anni e anni sono riuscita a passare da impiegata a  quadro nonostante i miei colleghi erano convinti che io lo fossi di già: per dire il mio lavoro era da quadro ma i capi  non l’avevano riconosciuto formalmente.

Diventata quadro ora devo lottare per far valere i miei diritti e non è cosa semplice, è molto dura perché so per certo di  percepire uno stipendio inferiore agli altri del mio stesso livello e non mi vengono riconosciuti incentivazioni/premi.

Mi sento sempre di essere molto attiva e fattiva dietro le quinte ma poi il merito se lo prendono i miei capi che sono incapaci  (oppure gli fa comodo) di distribuire i meriti a chi ha fatto il lavoro.

Questa cosa inizia a darmi un po’ sui nervi.

E poi ho un altro pensiero che mi passa per la testa ed è solo mio non ho avuto prove, pero….

La società per cui lavoro è leader nell’alimentazione sportiva e nella alimentazione dietetica per migliorare il proprio benessere.

Per dirvela tutta io sono attorniata da colleghi e colleghe che fanno triathlon, si allenano in bici quotidianamente corrono in pausa pranzo.

Qui se esci ad allenarti alla pausa pranzo ti permettono anche di rientrare mezz’ora/un ora dopo  mentre se io tardo di mezz’ora perché ho portato mia figlia dal dentista devo chiedere il permesso.

Non importa se io sto in ufficio dalle 8.30 alle 18 a farmi un mazzo tanto, chi fa un buon tempo alla maratona di Milano è più considerato di me.

E se dopo 10 ore che sono in ufficio esco alle 18 perché ho una vita e una figlia fuori di qui e mi ci vuole un ora per rientrare a casa e per poterci parlare un po’ insieme, oltre a preparare la cena e altro, può accadere che il tuo superiore che è andato in pausa alle 12 ed è arrivato in ufficio alle 16.00 (quando va bene) si permetta di scherzare dicendo se sono una statale e  che mi cade la penna alle 18.

Anche questo inizia a darmi sui nervi.

Comunque per farla breve io lavoro in un ambiente dove fare una maratona  o allenarsi in bici conta molto di  più delle competenze professionali e l’aspetto fisico dello sportivo o della fanatica del metodo alimentare dietetico commercializzato  sono molto più considerati rispetto alla mia fisicità che la dieta più che seguirla, la insegue senza mai riuscire a prenderla.

E’ da un po’ di tempo che si insinua nella mia mente il sospetto che la mia condizione fisica di obesità e poca propensione allo sport possano essere un motivo per non portarmi agli eventi in cui si parla di queste cose.

Esagero? Mah!

Il problema è che se  questo pensiero riesce a farsi  spazio nella mia testa io sono fottuta perché la mia indole fortemente ribelle e anche un po’ allergica all’autorità mi costringe ad andare  esattamente all’opposto di quello che sono i loro canoni.

Una volta il presidente stesso si è permesso di dirmi in modo bonario e paternalistico che avrei dovuto perdere   peso e avere maggiore cura di me: tutto questo mentre stavamo discutendo di una riunione della forza vendite da organizzare.

Risultato: sono ingrassata di due chili quel mese.

Detto questo oggi mi sento un po’ triste e sconsolata davanti alla mia scrivania, anche se da quando ho iniziato a lavorare oggi ne ho risolte di cose e la considerazione della forza vendite, clienti e colleghi è sicuramente indiscussa. Anche quella dei capi ma se fossi più magra e più tonica avrei qualche carta in più da giocare.

Detto questo oggi ho bisogno di crearmi un mantra che annulli questi pensieri negativi:

 Io sono brava nel mio lavoro e scelgo di  dimagrire e fare movimento perché ne va della mia salute e non del lavoro.

Però oggi sono triste lo stesso.

giovedì 30 aprile 2015

EXPO 2015



  
Ebbene sì, io vivo in questa città.

E come gran parte dei miei concittadini guardiamo a questo evento con  un sentimento che oscilla dal piacere per saperci  al centro del mondo per 6 mesi all’orrore di pensare che cosa sarà la metro in questo periodo  se già era in crisi per il Salone del Mobile, alla strisciante sfiducia sulle capacità ricettive della capitale lombarda.

Io sono una di quelle che la metro la prende due volte al giorno e inizio a cercare soluzioni alternative perché ho come il presentimento che sarà dura riuscire ad entrarci, così come siamo ora.

Però c’è anche un lato positivo: i cantieri che fino ad un mese fa erano ancora agli scavi sono stati ultimati a tempo di record e stanno lasciando lo spazio a scenari che rendono la mia città bellissima.

Io sono milanese di nascita e anche di generazione (da parte di mia madre) e adoro  questa città. Non tutti i cambiamenti mi piacciono, non amo particolarmente il nuovo skyline mentre sono innamorata delle parti più antiche e nascoste.

Si perché Milano è una città da scoprire e “scovare” perché non si mostra a tutti ma se sai guardare ha degli angoli che ti lasciano senza parole.

Io ho i miei posti preferiti e uno di questi, la Darsena e zona Navigli,  è stato graziato dai lavori per l’Expo : è bellissima, alla sera c’è un atmosfera stupenda e rilassata che delizia anche lo spirito.

Purtroppo da tutti i milanesi che si stanno guardando intorno nasce una domanda spontanea “quanto durerà tutto questo?” 
.....e infatti siamo già alle prese con chi non ha rispetto nemmeno per sé stesso!!!!!

 

mercoledì 29 aprile 2015

Riflessioni


Caspita sto realizzando un nuovo primato, quasi 4 mesi di assenza da questo blog.

E non è che io mi dimentichi di questo angolino, perché praticamente ci passo tutti i giorni per controllare gli altri blog che seguo sempre, è proprio che mi manca l’ispirazione per scrivere qualcosa.

Ogni volta che penso di scrivere qualcosa, inizio a ragionarci, a razionalizzare e l’argomento diventa così banale che penso sia assolutamente inutile sprecare il mio tempo a scriverlo.

Recentemente mi è capitato di saltellare  all’impazzata su altri blog e sulle blog list di qualche amica blogger e sono incappata in un post che riguardava un compleanno  importante (50 anni).

Leggevo il post e mi rendevo conto  di quanto mi rispecchiassi nei pensieri e nelle emozioni della “festeggiata” , mi sono commossa in alcuni passaggi e mi sono anche detta “cavoli  che bello saper scrivere come lei”.

Tutto questo prima di accorgermi che era un mio post scritto quasi tre anni fa!

Questo non vuol essere una autocelebrazione, chi legge il mio blog sa che non fa parte di me, ma è un chiaro esempio di come invece spesso mi faccia troppe “seghe mentali” prima di scrivere.

La realtà è che davanti un post non bisognerebbe mettersi con la testa ma con la pancia ed il cuore.

Dovrei considerare questo post  come uno sfogo  e dovrei piantarla di operare continue censure.

Peraltro, vista la mia scarsa manutenzione del blog,  non mi sono accorta di un commento al suddetto post che mi ha molto commosso e non ho manco risposto.

Non so se Roberto Roncolini passerà ancora di qui ma io ci tengo, anche se con un paio d’ anni di ritardo, a ringraziarlo per le sue bellissime parole.

Rileggendo quel post, c’è una cosa che mi disorienta, il fatto che non mi sembra che si sia mosso nulla, mi sembra tutto così immobile intorno a me.

Poi se ci rifletto non è così:

ho fatto passi da gigante nell’affrontare  il disturbo dell’apprendimento di mia figlia e dopo tanti tentativi finalmente abbiamo trovato  la metodologia giusta per facilitarla e metterla sullo stesso livello dei suo compagni.

E’ come se avessimo trovato gli “occhiali” che l’aiuteranno a guardare meglio tutto ciò che nella vita dovrà e vorrà imparare.

Sul lavoro ho avuto moltissime soddisfazioni e soprattutto ho un lavoro che di questi giorni non è così scontato.

Stamattina mentre andavo al lavoro ho ringraziato Dio perché ho una vita statica ma va molto bene così e mi sentivo felice dopo aver accompagnato mia figlia a scuola, di avere un posto dove andare a lavorare.

Non importa se in questo momento non ho un compagno  al mio fianco, so badare a me stessa e non solo.

Non importa se la dieta non funziona e qualche chilo l’ho preso, oggi camminavo e  sentivo le mie gambe forti e la schiena dritta e ho ringraziato anche per questo.

Ci sono cose personali che devo affrontare e molto spesso mi manca il coraggio, ma tutto questo fa parte della vita che si svolge davanti a me e piano piano troverò il modo di farlo.

Mi serve  questo posto per mettere nero su bianco alcuni pensieri, per “mettere ordine nella mia testa”, perché è bello scrivere  di cose che ci riguardano così intimamente.

Per me il blog ha sempre avuto questo significato e ogni volta che mi allontano  da questo mi ritrovo smarrita davanti al foglio bianco.

E soprattutto devo smetterla, come ora, di trovare una chiusura ad un post perché non c’è chiusura è solo un mio piccolo pensiero espresso.

giovedì 8 gennaio 2015

OGGI E' UN PO' PIU' BUIO


Oggi è un po’ più buio

Stamattina mi sono alzata con questo pensiero.
Questo 2015 è iniziato da solo una settimana e  ha “regalato”  già due episodi che mi hanno tolto un bel po’ di luce.
Prima la morte di Pino Daniele che mi ha rattristato veramente tanto.
Le sue canzoni sono state una colonna sonora di gran parte della mia vita.
E’ stato il mio primo concerto in assoluto che ho visto nel lontano 1980.
Ero a San Siro per il concerto del grandissimo Bob Marley  e Pino Daniele nel pomeriggio aveva aperto l’evento con unl suo concerto.
Lo stadio era già quasi pieno e la gioia nel cantare le  sue canzoni me la ricordo ancora. Mi ricordo ancora il corale e urlato  “nun ce scassa ….”  della sua famosissima canzone, nei miei 18 anni era un vero grido di battaglia contro tutto e tutti: un atto sano e liberatorio.
Per me Pino Daniele rappresenta la luce, il sole,  la  sua voce  mi porta verso posti pieni di colore  e di mare.
Oggi è un po’ più buio senza di lui.
E poi quello che è successo ieri a Parigi ha dato un altro colpo duro.
E’ stato scritto tutto sulla libertà di espressione e sul dovere di difenderla ad ogni costo.
Ovviamente siamo tutti d’accordo ma la cosa che mi preoccupa di più è il colpo di coda di questa vicenda.
Ho paura dell’ondata di razzismo e intolleranza che molti cavalcheranno facendo di tutta un erba un fascio.
Se questo accadrà, oltre alle vittime di questo vile attentato ci saranno altri milioni di morti.
Dobbiamo difendere la nostra cultura non alzando i muri ma confermando i nostri valori di democrazia e tolleranza e soprattutto del diritto inalienabile di libertà di espressione.
Viviamo in Europa e nella nostra storia abbiamo già visto cosa accade quando si alzano i muri dell’intolleranza, e se questo accadrà avremo perso tutti e il terrorismo avrà vinto ancora una volta

NOUS SOMMES TOUS CHARLIE