martedì 12 maggio 2015

Ieri era l'11 maggio 2015


Ora, non vorrei dire, ma questa cosa che andrò a scrivere l’avrà accennata minimo minimo 20 volte se calcolo il tempo che ho un blog (dai tempi dell’indimenticato splinder).

Voglio perdere peso.

No, calma, voglio ribadire a me stessa questo concetto: non lo sto facendo per fare carriera sul lavoro, lo faccio per me perché, passata la boa dei cinquant’anni, la salute quando non la curi non è più semplicemente una parola astratta ma un qualcosa di molto tangibile che non ti fa stare bene.

Ieri stavo rileggendo questo post di Panzallaria e mai come prima ho capito il colloquio con la sua anima nera.
La mia anima nera ha fatto capolino nel post in cui parlavo del lavoro.
Eccola lì, è uscita e ha messo davanti gli scudi della ribellione e del sottrarsi a qualsiasi ricatto lavorativo che vuole che con i miei kili in eccesso io non debba essere trattata come, anzi meglio, di tutti gli altri.
Io sono così e se mi accettano bene, altrimenti se ne vadano a quel paese.
La mia anima nera e ribelle che si ferma a  queste cose e non vede che lentamente mi sto suicidando, perché ogni chilo in più è un gradino verso l’annientamento di me  stessa fisico e psicologico.
E allora devo imparare a prenderla per mano e a farle capire che così non si può assolutamente andare  avanti, perché ci sono delle priorità da affrontare e tra queste priorità c’è la mia voglia di sentirmi bene come me stessa, di  ritrovare il piacere di muovermi (sono stata una camminatrice molto forte ma ultimamente faccio fatica) e perché no, aldilà della salute che è importantissima, il piacere di guardarmi allo specchio con serenità.

Ecco quest’ultima è una cosa che faccio fatica a fare ultimamente, molta.

Passo davanti agli specchi senza soffermarmi, e se lo faccio ci investo pochissimi secondi perché quello che vedo non mi piace per niente.

Ogni volta che mi incontro, sento una sorta di tristezza che mi pervade e quella tristezza la vedo anche negli occhi, persi in quel viso che non è più il mio.

Non posso accettare di essere così feroce con me stessa.

Questo sottrarmi allo specchio mi dà una percezione di me stessa completamente sbagliata.

Il mio corpo ed il mio viso li “sento”  come erano prima di ridurmi così.

Poi  uno specchio all’improvviso ti ritorna un immagine che non riconosci.

Poi una serata  fantastica come  venerdì sera, per festeggiare una amica che sta dando una svolta alla sua vita, viene immortalata in alcune foto e guardandomi  l’impatto è duro, anzi durissimo.

Allora comprendo che la svolta la devo fare pure io e che non c’è più tempo da perdere o altri post da scrivere inutilmente.
Ieri era l’11 maggio e da questa data parte il mio percorso per ritrovare quella parte di me che sento ogni giorno ma che non riesco più a vedere.

3 commenti:

  1. uh, davvero, a me capita con le fotografie. Io non vedo la me stessa invecchiata di oggi, nello specchio. Ma quando guardo una mia foto mi chiedo se quella sono io.

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  2. Guarda Rose, le foto sono impietose. Puoi barare con lo specchio ma con le foto è impossibile. Appena vedo in circolazione un macchina fotografica o uno smartphone, vado automaticamente in dissolvenza :-)

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  3. Ciao Stefania!!!! lo so che sei diventata una facebookara e non frequenti più il blog, ma che bello sarebbe rileggerti
    Un bacio grande

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